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Il monachesimo al VI secolo
La morfologia del territorio umbro offrì ricetto alla presenza di eremiti, che nella solitudine dei boschi della Val Nerina e del Monteluco elessero le loro dimore in ripari naturali, che spesso costituirono la base dei futuri insediamenti monastici: il passaggio dal fenomeno eremitico alla scelta monastica diede origine allo stanziamento di vere e proprie comunità, e delle infrastrutture loro necessarie, anche nelle località extraurbane, pedemontane o montane, precedentemente considerate luoghi inospitali, generando spesso nelle costruzioni articolazioni planimetriche anomale, determinate dalla necessità di centrare il nucleo del nuovo complesso monastico nell’eremo iniziale.
Le opere del papa Gregorio Magno ed i Leggendari, che riferiscono della presenza di monaci orientali e dei monasteri, costituiscono una delle fonti per la ricostruzione del monachesimo umbro.
La stretta organizzazione fra impianto monastico e celle eremitiche è testimoniata da S. Giuliano sul Monte Luco presso Spoleto, i cui romitori assunsero importanza crescente rispetto all’abbazia.La Valnerina rimase la via preferenziale per la diffusione del monachesimo, grazie alla navigabilità del fiume omonimo.
Materiali
Il consolidarsi della organizzazione ecclesiastica ha dato luogo a fenomeni rilevanti dal punto di vista architettonico e decorativo, che vedono nei mosaici pavimentali testimonianza ormai non più sporadica. Al tappeto musivo da S. Marco, per il quale sono state avanzate ipotesi ricostruttive, si aggiungono oggi nuove testimonianze archeologiche, a cominciare dal mosaico rinvenuto sotto Palazzo Mauri, che autorizzano l’ipotesi di una scuola di musivari locale, operante probabilmente in ambito monastico. L’influsso del mondo orientale, originato della presenze monastiche, trova riscontro nelle decorazioni architettoniche della chiesa di S. Giuliano.
L’abate di San Marco
I rapporti tra i membri del clero spoletino e la sede papale sono testimoniati anche dalla consuetudine che univa Gregorio magno ad Eleuterio, abate del monastero di san Marco, che aveva condiviso con il pontefice un periodo di vita monastica a Roma.
Nei Dialogi Gregorio descrive le virtù ascetiche e la capacità di compiere miracoli di Eleuterio.
Il monastero benedettino di San Marco si situava vicino alla città, a ridosso della cinta muraria; del complesso , sorto nel VI secolo, restano testimonianze archeologiche, tra cui i lacerti di un mosaico pavimentale.
Mosaico pavimentale
Marmo e pietra policromi, 110 x 62; 105 x 87; 105 x 50; 90 x 100; 120 x 35; 92 x 81
Prima metà del VI secolo
Provenienza: Spoleto, scavi presso San Marco
I sei frammenti, rinvenuti durante gli scavi effettuati nel primo ventennio del ‘900, sono parte di uno stesso tappeto musivo a motivi geometrici formati da trecce che si intersecano ed elementi poligonali che racchiudono croci, cantari e figure geometriche; la composizione del mosaico è ascrivibile alla prima metà del VI secolo, periodo di fondazione del monastero.
I confronti più attinenti riguardano manufatti ravennati dell’età di Giustiniano.